IL MIO NOME E’ RACHELE di Carlo Brusadin

Un sogno d’amore cullato per anni, una bimba di 21 giorni che finalmente potrà stringere tra le braccia grazie ad una adozione, il regalo più bello della vita, la gioia incontenibile di essere madre. Dopo due mesi e mezzo la diagnosi medica, Rachele è una bambina diversa, gravemente diversa. Una di quelle storie che ti portano negli abissi dell’esistenza, che ti spaccano la vita come un colpo di cannone addosso, con la dannazione che quel colpo sarà per sempre, rinnovato ogni giorno, un viaggio maledetto senza ritorno che ti fa perdere il senso della vita, se non ami la vita a un punto tale da essere disposta a tutto.
Anna, la madre adottiva si è trovata davanti al bivio: lasciarsi morire insieme ai suoi sogni, stritolata dal peso di quella realtà, o lottare senza riserve per dare un senso alla sua esistenza e a quella di Rachele. Anna è disposta a tutto, è diventata una guerriera dell’accettazione e dell’amore.
Chi è Rachele? E’ una ragazza psicotica. Cosa vuol dire psicotica? Che nella sua testa c’è tanta confusione, a volte le prende il nervoso e non lo controlla; deve sempre sapere dove sta andando e cosa si fa; non possono spostare le sue cose, deve sempre trovarle lei come le ha lasciate. Come gestisce le sue giornate? Le devono gestire gli altri perché lei non è capace. E con le persone? A volte si incazza perché non riesce a farsi capire. E cosa fa? Alza le mani. Picchia, forte. E’ molto faticoso tutto questo per te Rachele? “Con tutta la confusione che ho in testa, si. Molto”.
“Rachele è una ragazza autistica. Questo dicono gli esperti. Rachele una ragazza speciale. Questo dicono coloro che le vogliono bene. Anna è una mamma straordinaria, che ha affrontato una battaglia immane. Stare vicino a sua figlia fino a quando avrà la forza di farlo. E di forza vi assicuro ne ha tanta. Quella forza che permette di combattere ancora, ogni giorno, senza abbassare la guardia. Perché non può farlo. Perché non vuole farlo. Con gli anni diventa sempre più difficile ma lei non molla. Ti guarda in faccia con quegli occhi che ormai sanno scavare nell’anima. Ti guarda con orgoglio, ti guarda con dignità. Ti parla di Rachele con un amore sconfinato. Ma gli occhi si velano di dolore e di malinconia. Perché nulla le è stato regalato. La loro storia è un esempio da seguire, da rispettare e da aiutare. Per questo ho scritto per loro. Per questo ho scritto con loro. Per questo la loro vita è diventata parte della mia”.
Dal libro “Il mio nome è Rachele”

L’AUTORE CARLO BRUSADIN

Devo ammettere che è bello sentirsi definire scrittore. Ma preferisco di gran lunga “cantastorie”. In fondo è ciò che mi piace fare, ciò che definisco il mio talento. Amo ascoltare le persone, coglierne le vicende umane, rispettando la sensibilità e i tempi che si rivelano necessari per poi riflettere e trascrivere. Ritrovare le caratteristiche uniche di quei racconti e mantenerle tali. Tradurre il ritmo, creandolo se necessario, rispettando il modulo linguistico, lo stile e soprattutto l’anima di colui che a me si è rivolto. Questa forse è la mia arte.
Ma non sempre si rivela semplice, anzi.
Molte volte rinuncio perché non sento vibrare le corde emotive dell’animo, che sono fondamentali per me. Altre volte invece mi faccio travolgere da storie piene e potenti che spezzano le gambe entrando senza delicatezza e travolgendo tutto. La storia di Anna è stata certamente una delle più forti.
Il caso, se vogliamo semplicisticamente definirlo, ha voluto che entrasse nel mio studio. Sguardo diretto, fiera e decisa negli atteggiamenti, molto educata e di rara sensibilità.
In pochi istanti mi ha descritto la storia, mi ha raccontato piccoli frammenti di una vicenda umana e sociale incredibile. Colma di una dignità che celava ben altro. Avverto la sensazione netta e forte.
Tanto da chiedere di poterci riflettere un attimo prima di assumere l’incarico e decidere per il si. Che arriva dopo alcuni giorni tormentati.
Così ho cominciato a divorare lunghe ore di racconti, di lacrime, di sorrisi e di brividi legati alla storia di una bambina che non ha nessuna colpa se non quella che la ruota della fortuna le ha destinato un numero complicato da gestire. Anna preferiva passare in studio da me. Un appuntamento fisso ogni settimana. E ogni parola aggiunta faceva crescere in me la necessità di conoscere Rachele, di poterla vedere, di poterla guardare per poter capire chi fosse realmente senza filtri e senza contaminazione esterna. Così la incontrai e mi resi conto di un aspetto umano che non avevo nemmeno mai potuto immaginare. L’oltre! Tutto un mondo che ai “normali” non è concesso. Un rapporto fatto di sguardi fugaci, di variabili imprevedibili in ogni momento, di follia divertente e brutale. Di contrasti impossibili da raccontare, se non attraverso le parole dello stesso protagonista. Per me almeno è stato proprio così.
Così. Proprio così è nato “Il mio nome è Rachele”. Ascoltando la storia di una vita, di molte vite. Dando un ritmo e cercando di trasmettere che ogni esperienza, anche la più tragica e dolorosa, può essere frutto di riflessioni, consigli e vicende umane che regalano al lettore dei messaggi di vita e di speranza inaspettati, anche attraverso un semplice sorriso che due righe scritte possono regalare.
Non è stato certamente semplice gestire l’aspetto emotivo e molte volte la scrittura si è interrotta per la difficoltà di tradurre emozioni complesse nella semplicità che sentivamo comune. Ringrazierò sempre Anna per avermi cercato. E Rachele, che a modo suo, mi ha permesso di farlo. Mi a permesso di avvicinarmi alla sua anima straordinaria che il nostro mondo non è in grado di comprendere e contenere.
Il libro verrà presentato al pubblico, presso il campo di Volo Jonathan a Nervesa della Battaglia, sabato 2 luglio 2022 alle ore 21.00
Organizza l’evento il Gruppo Passo dopo Passo che prima della presentazione, alle ore 19.00 propone una camminata solidale di 8 km, con partenza dal Campo di Volo a Nervesa. Come sottolinea Maurilio Barbon, anima del gruppo “Il nostro obiettivo è quello di aggregare, sostenere, visitare, imparare, scoprire, grazie alla condivisione del cammino e a tutte le iniziative che danno qualità e sollievo alla vita”.

INTERVISTA AD ANNA

D. L’esperienza di Rachele ti ha cambiata? Mi ha cambiata in positivo, è un paradosso quello che dico, per chi sente la mia storia sembra un mondo irreale, troppo doloroso per starci dentro. Invece ho imparato a capire che niente è scontato, ho imparato a capire i tempi, i silenzi, i linguaggi fuori dalla nostra logica.
D. Dove trovi la forza per sostenere quotidianamente una situazione così speciale? Non lo so, ho dovuto leggere il libro più volte per rendermi conto di che cosa siamo capaci.
D. Cosa diresti a genitori che si trovano a vivere una situazione simile alla tua? Confesso che è doloroso, è devastante, ma questi figli dobbiamo imparare a sentirli, non solo ascoltarli, a lasciarli andare nel momento in cui non ce la facciamo più. Questo non vuol dire arrendersi, ma trovare la forza per lottare per loro, per dare loro dignità e voce perché loro non possono farlo.
D. Cosa pensa rispetto a Rachele e al suo futuro? Spesso Rachele diventa serie, pensa, è triste. Mi guarda, ci guarda e dice: “poi non andate in pensione vero?” Per lei andare in pensione significa che non ci vedrà, che non andremo più a trovarla, che non ci saremmo più per lei.
Nell’ordine naturale delle cose arriva un momento in cui sono i figli a prendersi cura dei genitori. Nel mio caso non accadrà mai, dovrò per sempre pensare io a mia figlia. Come farò quando non avrò più forze per guidare, per fare centinaia di chilometri per andarla a trovare nella struttura che la ospita? Come farò quando sarò troppo vecchia e magari anche malata per esserci per lei? Il mio sogno è riuscire a realizzare una struttura, magari proprio qui a Treviso dove i ragazzi come Rachele e i loro genitori, una volta diventati troppo anziani o malati, possano essere ospitati. Una struttura che sia in parte casa di riposo in parte residenza sanitaria per disabili con spazi e tempi comuni perché genitori e figli possano incontrarsi e stare insieme il più a lungo possibile. Questo è il mio sogno, esserci per Rachele fino alla fine, sapendo che poi la lascerò in ottime mani.

di Cinzia Zanardo