Giornalista, scrittore, ciclista e uomo di cultura
Non ricordo quando ho conosciuto Giorgio Garatti. Era della parrocchia di “Madona Granda” come me, e forse là col pallone nel cortile fianco la chiesa. Lo stesso nome ci ha affratellato tutti e due “piassaroti”, e lo sport ci ha unito lui ciclista sfegatato e calciofilo come gran parte dei trevigiani. Io insistentemente rugbysta, ma senza dimenticare Bepi Moro il para rigori e Bortoletto e Bozzolo, e Baldasso, Pantaleoni per il calcio, Peyre e Martin e Giusto e Marcuzzo per il pugilato, Bortoletto e Cermelli e Giomo e Lagrecacolonna per la pallacanestro maschile, ma anche la Perraro, Monaco, Manghi “el mascio”! e la Bozzolo per la pallacanestro femminile, Nespolo amico di papà e la Vettorazzo e Tauro e Scibilia per l’atletica, Grosso e Cestari e due Pinarello con Durante per il ciclismo, Grani per l’Hockey alle piscine san Paolo, Zambon per il tennis, Calissoni e Baran e Sambo per il canottaggio, Tenni e Pasini per la moto, Nani Granzotto e Dallan e Zambon per la lotta, Franco Botter per pattinaggio su strada, Bandiera e Campeol e Levorato per il rugby, i Mandruzzato per la scherma, Toni Pin e Prenol per lo sci, Adami per il tiro a segno, Trevisiol e Trifoglio per il tennis-tavolo, Romolo Gentilin aeronauta, Adami e Mazzaro e Berizzi per il tiro a segno. E’ la storia del dopoguerra di noi giovanotti con le prime avvisaglie nella piazza deputata ai grandi.
Giorgio Garatti ha scritto oltre settanta libri. Un’enormità, ma non romanzi o storie letterarie o cataloghi di artisti e persone, no. Una decina di libercoli di poesie anche dialettali e tutta la rimanenza di scritti sulla città. Ha lavorato presso l’Istituto Autonomo Case Popolari credo fino al 1970.
La passione alla sua Treviso l’ha incanalata con l’inizio nel 1964 dei “I fiumi di Marca”, seguito dalla storia dei cinquant’anni I.A.C.P., e poi la meravigliosa e per me affascinante storia documentata “Sport e Giochi della Marca Trevigiana”, impensabile, insuperabile. Ma c’è “Ricordi di Primo Carnera”, una “Agenda guida di Treviso”, “Il leggendario Bottecchia”, “Bepi Moro”, le edizioni annuali dal 1972 dell’almanacco Sport Trevigiano, a fumetti con Pezone “Trevigiani alle Olimpiadi”, due libri di “Lungo il Sile a piedi e in bicicletta” e “in barca e aereo” (l’ho aiutato anch’io e Benito Esci), da gustare e ristampare “Vecchie e nuove osterie” vol.1° (non il vol.2°, ma c’è la “Trattoria al Bassanello”, presentato nello “Sportrevigiano” del 6 febbraio 1982 “Ecco una delle prime trattorie che verranno illustrate nel 2° volume delle “Vecchie e nuove osterie trevigiane”
che uscirà alla fine del 1982! Amen, ma vedi un ritaglio: “C’era una volta…… – racconta il vecchio fabbro Alcide Gregori – sopra il Bassanello, una “baladora”. Ma c’era anche, un secolo fa, una trattoria con lo stallo dei cavalli.
Quindi il bar-trattoria “Al Bassanello” ha oltre cent’anni! La sua specialità è sempre stata la
selvaggina. Lo era con Andrea Tessarolo; lo è oggi con Gianni e Milena Cappelletto. Il locale, già negli anni trenta, era la base dei cicloturisti, il punto di partenza delle loro gite. Il gruppo dei “bassanelli” era composta da Toni Crespan, Cice Bortoletto, dai fratelli Gino e Alfredo Giudici, Tarquinio Pasqualin e tanti altri pedalatori. Il vicino mercato ortofrutticolo ha, per molti anni, vivacizzato l’ambiente.
Andrea Tessarolo vi è approdato nel 1929 aiutato da Clara Cendron che ha sposato nel 1932. Durante l’ultima guerra il locale era stato prelevato dai nazisti, ed adibito a mensa per gli ufficiali. Milena e Gianni Cappelletto sono invece arrivati nel 1967, senza alcuna esperienza di osti e tanta buona volontà. Hanno bruciato in fretta le tappe. La profumata e fumante “sopa coada” ha creato intorno a loro un alone di popolarità. Gianni, nato cacciatore ed improvvisatosi oste, si è fatto ben presto benvolere, per i piatti di cacciagione, di ruspanti e di “cunici” innaffiati da “bon vin” E’ sede del Gruppo Cicloturistico Treviso fin dalla sua fondazione avvenuta nel 1966; sede degli alpini dal 1970, e inoltre ritrovo di cacciatori e pescatori, nonché del nuovo e “vecio” basket.”
E “Piccole fontane di Treviso, e della Marca”, “Folclore trevigiano” con PierAlvise Busato, “Mia cara Treviso”, “Lo sport nell’800 a Treviso”, “Vecia Treviso”, “La scuola dell’allegria trevisana”, “Carlo Menon”, “I mondiali sul Montello” di ciclismo del 1985 con “L’iride a Bassano”, “Ciclo story”, “Storia della città di Treviso dalla nascita al 1500” ad inserti. E poi anche con la mia collaborazione i cinque libri su “Treviso sotterranea” la nostra città segreta che il prof. Netto non ha voluto riconoscere, con le nostre indagini e radar stratigrafie, realtà che ora è visitabile per merito di Piaser e Stocco. Ma Giorgio ha continuato sempre il suo “Sportrevigiano” giornale quindicinale gratuito e questo ormai da 49 anni, ora diventato levigato opuscolo, perché è il figlio Antonio che continua la tradizione familiare con mamma Maria Spadari, col traguardo nel prossimo anno dei cinquant’anni di pubblicazione, con sport, cultura e cronaca popolare locale, sempre piacevolmente ricercato in città.
Giorgio Garatti è stato con me promotore della “festa dei Giorgio”, con una prima cena alle
“Beccherie” e cene da Giorgio Procida e Schiavon, con viaggi in Italia (Gubbio, Genova,Verona, Venezia, Burano in barcone, Soave, Ferrara, ecc.) e all’estero (Pirano, Salisburgo, Rovigno, ecc.), col decennale al Toulà di Ponzano Veneto e ventennale al “Condulmer” di Mogliano Veneto.
E’ sempre stato una persona disponibile, ed interessato ad ogni avvenimento, che puntualmente lo segnalava nel suo giornale “Sportrevigiano”, ragguagliato anche da ottimi giornalisti collaboratori e dalle fotografie di Benito Esci. Manca a Treviso il nostro Garatti, come mancano i Toni Basso, Andrea Cason, Giorgio Renucci, ecc. coi quali avevo un rapporto di cordiale e spicciola cultura.
di Giorgio Fantin