“TOE” (Romano Favaretto)

“Lasciami stare “Toe” dissi a Beppe Mora, che lo aveva “riassunto” a marzo 2020 in questa piacevole rivista, rubandomi anche la fotografia nel suo articolo “Treviso batte Milan”. Perchè sono stato un amico di Toe. L’ho visto nel 1954 da lontano all’osteria “Al Galletto” che era fronte l’attuale Hotel, perché aveva premiato Maci Battaglini “rovigoto” che portò il Garbuio Rugby allo spareggio ad oltranza per il titolo di campioni d’Italia, scudetto da noi vinto due anni dopo targati Faema Treviso. Nell’ottobre del 1955 fui convocato per la prima partita di campionato a Roma, in treno. Noi più giovani (con Foglia e Carniato= dovevamo nasconderci nel w.c. o sulla rete portabagagli sopra le poltroncine dello scompartimento perché senza biglietto, per risparmiare soldi!) In quel sabato di tardo pomeriggio salì in treno anche Toe con una maglietta da calcio a maniche corte col n°11 sulla schiena. Fu uno spasso, raccontò barzellette e facezie, e episodi di vita: vendeva libri vecchi e alcuni primi quadri in piazzetta del Battistero al Duomo, e dalla vicina

pasticceria Nascimben spesso lo chiamavano al telefono da Firenze per il mancato versamento, soldi di libri acquistati, ma rispondeva “qua piove sempre e no’ son riuscito a vendar”. Scese a Firenze, e noi proseguimmo per Roma fino a mezzanotte.

Ritornato a Treviso, lo salutavo in bici di là in Calmaggiore, ed una volta mi fermai per guardare quei quadri che erano poggiati a terra e a fianco del suo bancone reso carrabile e dotato di ruote.

Mi fece vedere un olio proponendomi l’acquisto, incorniciato mi dice. E’ un vaso con dei bei fiori, ma rispondo che non ho soldi, ho soltanto tremila lire tirandoli fuori dalla tasca, rapido me li prese e resto col quadro in mano firmato “Manca”. Chiesi chi fosse questo pittore e mi rispose: “sborà, manca ‘a firma”. Ma disse che l’artista era Ambrogio. Lo conosceva il segretario Lorenzon della nostra squadra che lo fece arrivare in piazzetta da Toe per apporre la sua firma!

Con Toe siamo così diventati amici. Mi sono introdotto nel 1958 assieme a Renato de Giorgis nella galleria “La scaletta” sotterranea e inaugurata col pittore Guttuso (unica a Treviso, perché Celio Perazzetta presentava i quadri nella sua libreria), per una mostra di Nando Coletti in vicolo Bianchetti, ma ebbe breve durata, poco più di un anno e mezzo. Lo aiutai più tardi a sistemarsi sulla loggia del Palazzo dei Trecento tappezzando le colonne da riquadri di sacco incorniciati e con lampade in legno semovibili. Dove organizzò mostre di Guglielmo Benedetti ( ho due quadri di Venezia), di Gianni Ambrogio (ho due lacche inusitate), di Giovanni Barbisan e di altri pittori italiani, ecc. Un giorno sotto la loggia arrivò il postino portando un pacco cilindrico “a Toe loggia CCC-Treviso”, lo aiutai a srotolarlo, e ne uscirono fogli telati di colorate composizioni, belle e incredibili. Non riuscì a vendere nulla di questo bravo artista milanese e non restituì niente. Gianni Dova gli fece causa, in Tribunale a Treviso, si conobbero e fecero pace e nacque una grande amicizia. A casa ho quadri con dedica a Toe di grandi pittori: Treccani, Cassinari, Migneco, Scanavino, Celiberti e Dova. Ma ho anche un Barbisan senza firma, avuto per pochi soldi richiestimi in prestito! che il pittore ha riconosciuto nel suo studio a casa sua; ho un de Giorgis 1945 rinvenuto dal restauro di una tela dove aveva bottega in via Cornarotta (poi divenuto studio Martini di Abate) e si giocava a freccette. Ho un quadro di Darzino, una splendida marina, e poi ancora quadri di Renato Nesi, De Roberto, Valentina Pianca, Bettin, Gasparini, Storel, ecc.. Conobbi subito Dinetto quando arrivò a Treviso con una mostra sotto la loggia. Toe è stato unico e sarà sempre Toe: si chiamava Romano Favaretto, soprannominato “Toe” perché andava al cantiere del cavalcavia a rubare tavole per far fuoco a casa sua a santa Bona.

Ho consapevolezza che ha portato a Treviso la cultura spicciola in strada, a vantaggio di tante persone comuni che sapeva trovare con insistenza per vendere un libro o un quadro. E fu ricercato dall’elite della città e non soltanto a Treviso ma a Milano e pure all’estero. Tramite Nereo Rocco, allenatore di calcio a Treviso, poi ingaggiato al Milan, Toe trovò negli anni sessanta un mercato aperto con Rivera, Cudicini, Rosato, Liedholm, e Franco Carraro che gli aprì le porte a Roma.

Toe mi ha raccontato che Gianni Rivera gli chiese di fargli avere un quadro prima maniera del pittore Roberto Crippa noto per le spirali e sfegatato interista. Toe incorniciò l’opera appena eseguita, la consegnò al milanista che s’accorse essere un’opera nuova e la rifiutò. Toe riferì a Crippa, che telefonò a Rivera dicendogli: “L’ho fatto per la cortesia di un amico ad un mio nemico, lei è una testa di c….”. Tra gli acquirenti c’erano pure Nino Benvenuti, Rocco e tutti i giocatori del Milan.

A Parigi, dove alloggiava solitamente la squadra del Milan presso l’hotel “Lutetia”, Toe aveva una stanza a disposizione. “Cicin” Visentin mi ha raccontato di aver portato il nostro personaggio in auto a Parigi dal pittore Serge Poliakoff, passando prima alla banca per ritirare i soldi dell’arch. Gemin, ancora non accreditati. La porta dello studio fu aperta da un grande e grosso guardiano con una “traversa” di spesso cuoio. Toe gli sgusciò di sotto e si presentò parlando (?) col pittore che mosse le dita a significare “argent”.

Toe risolse la questione, sapendo che la squadra del Milan era a Zurigo. Andarono a chiedere di Rivera, si fece dare i soldi, il presidente del Milan Colombo gli domandò di comperargli un quadro, e ritornarono a Parigi col denaro.

Nel 1956 andò a vedere il campionato mondiale di ciclismo a Zurigo, e si mise fuori della porta di Fausto Coppi chiedendo di vederlo. Cavanna l’orbo massaggiatore gli chiese cosa volesse dal campione che aveva vinto la corsa ciclistica. “Me ocore do schei par tornar casa” disse Toe, e fu accontentato.​

E’ sempre stato vicino al nostro rugby. A L’Aquila arrivò in taxi da Roma con una cassetta per noi di mele acerbe, e nella notte in albergo si addormentò con la sigaretta accesa, bruciò parte del lenzuolo e del tappeto, cercò di buttare via nel water, allagò il bagno. Con noi a Mirano per una serata di gala con la Vanoni, Toe è con i suoi due maglioni colorati e non lo fanno entrare, gli offro la mia giacca e la farfallina ma rifiuta, e resta ore in automobile parcheggiata. Anche questo è Toe.

Gli diedi asilo per una stanza dei magazzini “Palazzo Principe Umberto” di cui ero amministratore, vicino al deposito dei libri di Tarantola che vendeva sotto la Loggia dei Cavalieri. Poi gli trovai un alloggio decoroso, proprietaria la contessa Baglioni, al 1° piano di via Inferiore che riempì di libri e di quadri, anche sotto la scala d’ingresso comune dove vidi una grande tela del veneziano Licata con uno strappo per incuria. Gli avevano proibito di bere vino, ma beveva alcolici ed una sera, a casa sua lo trovai smarrito sul letto, chiamai il 113, arrivò l’ambulanza e lo salvò l’amico dott. Franco Perraro. Con Albino buttai via scorte marcite di viveri andati a male, bibite con la muffa, vestiti, ecc. L’alloggio era un’indecenza.

Di Toe devo aggiungere un altro ricordo. Toe spesso e volentieri mi veniva a trovare in studio sopra la farmacia Graziati “ai do pomi”. Lo chiamavano telefonicamente, ed io gli passavo l’apparecchio. Mi venne a trovare il pittore Celiberti, che credeva di essere nello studio di Toe, e si complimentò dei quadri esposti. Mi telefonò anche il pittore Omiccioli da Roma cercando Toe, perché aveva saputo che una sua opera regalatagli (per venderla minimo a seicentomilalire) era stata acquistata a metà prezzo da un trevigiano, che gli aveva chiesto l’autenticità avendolo pagato poco.

Tempo dopo, a Roma con il mio rugby in pullman, Toe mi consegnò 100 garofani da portare al pittore in via Margutta. Arrivai a metà strada, e sulla destra vidi una persona alta e magra, mi avvicinai dicendo: “Lei è Omiccioli?” e così gli consegnai l’enorme mazzo di fiori, e si commosse.

Toe aveva amici pittori italiani che gli volevano veramente bene: Guttuso, Treccani, Dova, Cassinari, Migneco, Funi, Crippa, Vespignani e lo scultore Murer, e tanti altri. Forse non contraccambiati, così come la mia amicizia nei suoi confronti. Ed è sempre Toe.

Mi allontanai da lui poco a poco, si ambientò alla pasticceria Bernardi in via santa Margherita vicino al quadrivio e là conobbi Scanavino per una sua personale. Ho saputo che Toe aveva preso una stanza nell’albergo “Al Cuor” vicino alla stazione. Per me e i miei amici era il posto con le nostre ragazze poco serie. Là è morto Toe con un libro sul comodino il giorno della Befana, e nel tempo l’albergo è stato chiuso.

Nel luglio del 2008 ho organizzato una mostra a Casa dei Carraresi (g.c.) “In piazza, in galleria”= Toe fra artisti e collezionisti a Treviso 1955-1985, con gli “Amici di Toe” Maestrello, Ambrogio, Dinetto, Vendramel, Peloso, Turchetto, Abiti e con un bel catalogo a cura del prof. Manzato e vari testi anche di Chiara Voltarel e di Daniel Buso consultatore delle annate del Gazzettino.

Voglio ricordare anche i tanti artisti “di Toe”oltre a quelli citati: Barriviera, Cobianco, Guidi, Maccari, Malossi, Mascherini, Novati, Saetti, Seibezzi, Tomea, Sassu, Vespignani, Zancanaro, Zavan, Zigaina e tanti altri ancora. E sono contento che in città almeno ogni trevigiano abbia acquistato o dovuto acquistare un quadro da Toe.

di Giorgio Fantin