FABIO PEZZATO “Siamo tutti dentro alla stessa pentola”.

Il neosegretario di Azione provinciale: “Fare rete fra amministrazioni comunali è urgente”

In una provincia di Treviso che nel 2024 andrà ad elezione in 55 comuni su 94, la nomina di Fabio Pezzato a segretario provinciale di Azione è un elemento dinamico.
Non tanto per le dimensioni del partito di Calenda nella provincia – un paio di centinaia di giovani e forti- ma per l’intenzione del neo segretario di occupare quello spazio sociale che lo scienziato della politica Giovanni Sartori, così descrisse: in un sistema multipartitico come quello italiano, il numero dei partiti non va calcolato semplicemente in base al numero effettivo dei partiti esistenti ma tramite un conteggio intelligente, che considera i partiti dotati di due potenziali: il potenziale di coalizione (ovvero se è necessario a determinare la maggioranza), e il potenziale di ricatto (ovvero se è in grado di influenzare le tattiche di competizione dell’agone politico).
Sabato 11 novembre, il cinquantenne Fabio Pezzato – studi giuridici e dirigenza bancaria è stato eletto all’unanimità segretario provinciale di Azione alla presenza dei segretari di Lega, Fratelli d’Italia, Forza Italia, PD, Italia Viva. A margine dei lavori abbiamo raccolto le sue dichiarazioni.

Coerenza, competenza, concretezza sono i tre elementi base del suo programma di segreteria politica. Come saranno applicati in ambito istituzionale ed amministrativo?
“Azione sia a livello locale che nazionale si contraddistingue per l’applicazione di queste 3C. Penso che quando un’idea, un progetto, un’istanza portano in sé questi tre elementi, noi saremo disponibili a sostenerli. Non è il momento storico dei pregiudizi ideologici. A livello comunale stiamo facendo un lavoro di dialogo progettuale con tutti coloro che desiderano le 3 C”.

Dialogo interpartitico: da dove nasce questa sua attitudine al dialogo ed al confronto?
“Ho deciso d’invitare tutti i segretari provinciali al nostro congresso provinciale. Sono stato educato ad un’idea di apertura al dialogo: chi la vede diversamente ha diritto ad essere ascoltato. Ben venga il dialogo interpartitico, anche a livello nazionale: il bilancio del Comune di Treviso andrà a votazione fra non molto. Se non c’è un lavoro aperto e non pregiudiziale, come si può immaginare di dare concretezza all’azione amministrativa? Talune normative votate dal legislatore, penso al reddito di cittadinanza e al 110%, hanno condotto ad impatti differiti e sensibili sui conti delle amministrazioni. Se le cose vanno male al paese, vanno male a tutti. Siamo tutti dentro alla stessa pentola.”

Ha dieci anni di esperienza di consigliere comunale a Treviso ed ora ne svolgerà almeno due di segreteria politica in Azione. Cosa cambia, se cambia, nel suo modo di interpretare l’idea di cittadinanza attiva?
“L’esperienza comunale mi è servita moltissimo: sono capitato in politica per caso. Ho cercato di essere sempre fedele a me stesso e di conseguire gli obiettivi indicati dagli elettori. Il mio modo d’interpretare la cittadinanza attiva non cambierà: ognuno deve compiere piccoli miglioramenti. Se tutti ci impegnassimo potremmo migliorare l’economia del paese, le relazioni sociali. Ciascuno nella sua giornata dia un segno di attenzione al bene pubblico, alle persone in difficoltà, educare i figli al rispetto delle istituzioni scolastiche. La cittadinanza attiva si esprime in tutti gli ambiti in cui si esprime la persona: famiglia, lavoro, scuola, sport. Una vita senza attenzione al contesto in cui vivo è senza sale.”

Le imminenti scadenze elettorali comunali riempiono l’agenda delle segreterie politiche. Cosa è davvero necessario al bene dei cittadini della provincia di Treviso e cosa davvero possono fare le amministrazioni locali?
“Le amministrazioni locali hanno una grande responsabilità sebbene le risorse siano decrescenti. Sono la linea di frontiera fra il cittadino e lo stato. In un periodo storico come questo, nel quale le povertà aumentano anche a Treviso, con un modello sanitario sempre più provato e alla ricerca di una diversa relazione col pubblico, abbiamo la Conferenza dei Sindaci, che potrebbe prendere in mano la situazione della provincia di Treviso e fornire una visione della Sanità, ad esempio, che interpreti le istanze dei cittadini e proponga un modello sostenibile ed efficace. Fare rete fra amministrazioni comunali è urgente“.

Lei ha sostenuto la Mozione di richiesta di attivazione d’intervento per ridurre i tempi necessari alla definizione dell’iter per l’adozione di minori, presentata da Nicolò Rocco in consiglio comunale a Treviso ed approvata all’unanimità. Perché è importante?
“Perché gli squilibri demografici non sono pesanti solo sul budget dello Stato ma anche sul livello di benessere emotivo di tanti candidati genitori. Le valutazioni in merito a questa istanza erano iniziate già nella consigliatura precedente. E’ un tema delicatissimo ma che può e deve essere compreso e condiviso da tutti noi. Il Comune, compatibilmente alle sue funzioni, ha il dovere di stimolare il legislatore nazionale ad essere più sensibile sulla questione: non solo perché le statistiche dicono che la natalità è un problema di tenuta dei conti delle casse pensionistiche. E’ un assunto generalmente accettato che la sproporzione imminente fra gli aventi diritto al trattamento pensionistico e coloro che devono consentirlo col loro contributo versato sarà insostenibile nel giro di qualche lustro. Non avremo forza lavoro sufficiente per sostenere la spesa pensionistica. La bassa natalità non è solo rinuncia a procreare ma, secondo le rilevazioni di svariati enti scientifici e non che si occupano di coppie, è anche difficoltà a procreare. Viene naturale quindi pensare al diritto alla felicità dei minori che, loro malgrado, sono stati privati di un nucleo famigliare ed al diritto alla felicità di coloro che desiderano accoglierli nelle loro vite. Questa mozione non è propositiva solo per le adozioni internazionali ma soprattutto per quelle nazionali. Le barriere (oltre 4 anni per concludere l’iter) scoraggiano i candidati genitori. E’ importante, anche su questi temi, far sentire la voce degli enti locali al legislatore nazionale ed aiutare i candidati genitori a sciogliere i nodi burocratici e procedurali”.

di Sabrina Danieli Franceschini