SIGNORE & SIGNORI

La ragazza della vicina campagna di Casale sul Sile, protagonista della storia più piccante della “vecchia” Treviso, era in verità poco appariscente e magrolina, portata in città dalle luci e/o luccichii cittadini tramite “Checca” Busato (che finì in prigione). Quella Treviso che allora giostrava sotto la loggia dei Trecento, fra il Caffè Beltrame e l’adiacente “Biffi” (c’è ancora l’insegna!), dove il rituale appuntamento a mezzogiorno e sera era l’ombretta e/o lo spritz in buona compagnia. Poi ci si spostava al “Circolo” vicino al Teatro comunale, all’Itala Pilsen col biliardo, e “All’Oca bianca” con la dolce Nerina dove trovavi l’orbo Zanetti con Zonta o Comisso con Beppe Universo e Cino Boccazzi, e da “Alfredo” più ovattato, e magari a casa di “Ciccio” Borsato sarto (che finì in prigione), per un “galanghello” su tre piani con tutte le più riservate signore trevigiane. C’ero anch’io, e in cucina per mangiarmi una salsiccia sento piangere dietro la porta, la sposto, il gay mi dice “el bàea co’ un altro”! “Sta calmo” replico “vado a chiamartelo”. Mi imbattei un momento dopo sull’invito di una bella sposa nella sala strapiena, e ballammo abbastanza stretti. Si spense la luce, e mi ritrovai le sue gambe incrociate su i miei fianchi, al buio con movimenti lenti. Cessò la musica, ritornò la luce, lei era in piedi a dieci centimetri da me, mi lasciò la mano, se ne andò, non la vidi più, nemmeno in centro città. Alfredo mi disse che doveva essere la moglie di un avvocato. Accidenti! Treviso era anche la pasticceria di Bosio in piazza, che ci portò in camera sua e si sfilò i calzoni dicendo “anca mi son un omo”, con nostra (di Sandor Peron, “Cocco” Armellin, “Neni” Salomone, Franco Bizzotto, “Ceka” Furlan, ed io) grande “sganassata”. Ma la piazza viveva col gaudente Piero Polisseni al quale “prestammo” una nostra amica che lui condusse a Parigi, con Bepi Stradiotto il rissaiolo che aveva organizzato i primi balli nel dopoguerra con la corda a fine di ogni tornata, con Bruno “Beltrame” Pizzolato e il giovane Paolo Camatta da una parte con la sorveglianza del contabile Ceron (in carcere) che la moglie andò a trovare e, vedendo anche l’amante, sbottò: ”anca ti situ cuà”, e “Ciccio” il cameriere confidenziale dall’altra parte al “Biffi”. C’era in piazza Indipendenza il” bar K.O.” con Gino Giudici (e la bella figlia Daniela) che ci preparava, di volta in volta, il cartellone pubblicitario in piazzetta Moro (non si chiamava ancora così!) per i nostri scontri di rugby domenicali (perché non erano “partite”!). C’era Renato Bresolin innamorato della musica classica e operistica che ci “tirò fuori dal fango”, e “Toe” sotto la loggia che ci ha fatto amare la pittura, c’erano Borra e Caner inseparabili fino al “Baston” di Merlengo. Ed ancora, le belle commesse Graziella da “D’Avena” e Gloria da “Bin”, la bionda Baietto proprietaria del vicino negozio di tessuti, la Giulia dei fiori dal Montello, la eccezionale Nerina de “All’Oca bianca”, Bepi Mazzotti che si mangiava otto/dieci panini colla porchetta da “Beltrame”, Bruno Perini da Vittadello vicino al “Bar K.O.” che si trovò con l’epigrafe, da vivo, stampata dall’amico tipografo Romeo Dotto (compreso nello scandalo) a cui rimase il soprannome, i mediatori del “marti” e del “sabo” con in mezzo l’aristocratico di campagna amante dei cavalli (compreso nello scandalo), gli inseparabili Cocco “batidor de breme” e “spuaceti” Ortica (compreso nello scandalo), la Lilli sotto il Calmaggiore, Chiereghin a mezzanotte fuori del bar “Cristallo” sul liston della piazza, Secondo oste in “piassa dei cunici”, la cassiera dell’Astrabar (ora Soffioni), e Nino Ziliotto l’oste mio amico della “Colonna” poco più in là. Bisogna precisare che i “petegoessi”, le ciacoe, i sussurri, i discorsi da

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“betonaghe”, o quelli più aggiornati all’Hotel Continental e da “Alfredo” in via Collalto, erano stati raccolti in città da Vincenzoni trevigiano a Roma, e raccontati in modo enfatico col telefono senza fili. Era venuto alla presentazione del mio libro “Gergo trevisan”, e mi disse di aver già ricevuto a New York da Alfredo Beltrame il mio primo libro “Treviso l’ultima”. In piazza, ancora, c’era “Checca” Busato mediatore di maiali e “quelli” del rugby sempre seduti sui gradini della “Teresona” fino a notte fonda, segnalati in Questura “nottambuli non molesti” ( e Romeo Dotto ci portava il mangiare da casa!). Credo che ognuno di noi abbia una storia da raccontare. Ricevetti l’invito dell’amico “Book” per una serata nella casa vicino ai “Canottieri”. C’era una festa di tanti trevigiani che in parte conoscevo, ma non della cerchia dei miei amici. La padrona di casa mi invitò in soffitta per ritirare alcune bottiglie di vino. Mi si appiccicò e finimmo distesi per terra, poi passammo nel bagno e rifacemmo all’amore. A notte inoltrata, io sul letto matrimoniale con la proprietaria, gli altri tutti insieme nel corridoio, in cucina, in sala da pranzo, nell’altra camera fino al mattino. La donna venne spesso a prendermi in via Manzoni a casa mia e sempre per lo stesso scopo. In una villa due noi amici “combiniamo” spudoratamente con l’ereditiera per la sua festa, un incontro a tre: sono ricordi, e piccoli indimenticabili ritratti giovanili. Giocavamo uno sport di combattimento, eravamo guardati, seguiti e forse anche invidiati. Treviso è la mia città, e l’affetto è grande anche se adesso non sopporto il degrado e la maleducazione imperanti, come i pantaloncini al ginocchio dei “signori“ di una certa età e le canottiere e pure le “mises” da spiaggia delle ragazze e, non più ragazze. Vorrei chiedere al Sindaco che emanasse un’ordinanza per vietare questi abbigliamenti estivi che ho visto pure in chiesa!

di Giorgio Fantin