Il banco vince sempre

Ludopatia, un fenomeno che riguarda un milione e mezzo di italiani

Il mese di ottobre del 2023 verrà ricordato, almeno in Italia, per il nuovo scandalo legato al calcioscommesse. Ad essere coinvolti sono stati diversi calciatori, su tutti tre giocatori che sono considerati delle promesse del calcio italiano: Nicolò Fagioli, Sandro Tonali e Nicolò Zaniolo. I tre sono stati accusati di scommettere su piattaforme illegali, e nel momento in cui scriviamo hanno già raggiunto – o come nel caso di Zaniolo, stanno raggiungendo – un accordo di patteggiamento con la procura federale. Fagioli, che ha 22 anni, è una giovane promessa della Juventus, e ha patteggiato 12 mesi di squalifica, 5 dei quali saranno dedicati ad un percorso terapeutico di cura dalla ludopatia. E’ andata peggio a Tonali, centrocampista ventitreenne del Newcastle, al quale sono stati comminati 18 mesi in totale, di cui otto di pena alternativa. Per entrambi ci sono state anche sanzioni pecuniarie (12.500 euro per Fagioli, 20.000 euro per Tonali).
Tutto questo ha riportato alla luce di prepotenza un fenomeno che, secondo i dati del 2018 dell’Istituto Superiore di Sanità, riguarda un milione e mezzo di italiani, ovvero il 2% della popolazione. Si parla, insomma, di gioco d’azzardo, ovvero un qualsiasi gioco che prevede una puntata in denaro e che dipende, in tutto o in parte, dal caso: Superenalotto, Slot Machine, scommesse sportive, Bingo, solo per fare qualche esempio. Della dipendenza dal gioco di azzardo si parla ancora troppo poco. Chi ne è affetto non è in carico ad alcun tipo di servizio e soprattutto c’è una ragione pratica: lo Stato guadagna diverse decine di miliardi ogni anno dalle tasse applicate. Per dare un’idea della proporzione, nel 2022 la somma complessiva puntata nel gioco di azzardo in Italia è stata stimata in 136 miliardi di euro, più della spesa sanitaria pubblica di tutto il paese. Di pari passo, la stima della cifra trattenuta dallo stato è stata di 20 miliardi di euro.
Ma quindi, giocare conviene? Dipende (il doppio senso non è voluto, ndr). Se l’evento di gioco è sporadico, ovvero si gioca una volta all’anno magari in concomitanza con montepremi importanti, allora ci può stare, e la piccola cifra investita può essere considerata alla pari di inserire un gettone nella macchina dei sogni. Ma se si comincia a giocare cifre importanti, a cadenza giornaliera, in maniera ripetitiva, allora potrebbe esserci un problema. Facciamo un esempio pratico: la probabilità di fare 6 al Superenalotto è una su 622.614.630
Segnatevi questo numero. Una su oltre seicento milioni. Un’enormità. In pratica, per essere sicuri di vincere, dovreste giocare seicento milioni abbondanti di combinazioni. Solo che il vostro ritorno sarebbe di gran lunga inferiore: la vincita record, centrata lo scorso febbraio con un sistema, ha fruttato 371 milioni di euro (da tassare al 20%). Insomma, i bei tempi degli anni Novanta, quando Stefan Mandel aveva escogitato un complesso sistema per vincere alla lotteria, sono ben lontani. Chi organizza queste tipologie di gioco ha già ben chiaro che, alla fine, sarà il banco a vincere. E questo sempre, in qualsiasi gioco decidiate di cimentarvi. Attenzione, questo non significa che sia impossibile vincere in maniera del tutto fortuita e casuale, anzi: per tornare al Superenalotto, ben quattro dei primi sei premi più sostanziosi della storia sono stati vinti con schedine da due o tre euro. Però – e questo bisogna tenerlo bene a mente – alla lunga sarà sempre il banco a vincere. Più si giocherà e più ci si allineerà a quelle che sono le probabilità di vincita di un evento.
Il gioco d’azzardo più equilibrato rimane sempre la roulette. Qui il vantaggio del banco è minimo, ma c’è sempre: 2,7% nel caso della roulette francese (ovvero 1/37), il doppio nel caso di quella americana (che ha anche il doppio zero). Insomma, giocando alla lunga finirete semplicemente per perdere i vostri soldi.
Negli ultimi anni in Italia si è tentato in vari modi di fare leggi per regolamentare ulteriormente il settore del gioco d’azzardo, principalmente riducendone e limitandone l’accesso: l’ultimo tentativo risale all’inizio del 2022, ma col cambio della maggioranza di governo a settembre i lavori in questo senso sono stati interrotti.

La parte più preoccupante dei vari tentativi di contrasto al gioco d’azzardo riguarda, come detto prima, il ritorno economico che ha lo Stato – e di riflesso anche tutte quelle attività che hanno interesse a far giocare i cittadini anchè prevenire la dipendenza. Insomma, più si gioca più si alimentano le casse delle amministrazioni locali. Ma conviene davvero? Quali costi sociali incalcolabili ha questa patologia? I dubbi rimangono, la morale invece è sempre quella: il banco vince sempre, perciò se proprio volete giocare, fatelo con moderazione.
Se voi o qualcuno che conoscete avesse bisogno di aiuto per problemi legati al gioco d’azzardo, si può chiamare il Telefono Verde dedicato 800 558822, attivo dal lunedì al venerdì dalle 10alle 16.

di Ubaldo Saini