Tolo Marton: la chitarra come appendice delle dita

Intervista all’ex “Le Orme” e vincitore del concorso mondiale dedicato a Jimi Hendrix

Nel 1951 nasce a Treviso uno dei migliori batteristi italiani: Tolo Marton.

Fin da piccolo è affascinato dalla musica, influenzato dalla passione del fratello maggiore per il piano. Ascolta di continuo Beethoven, Chopin, Liszt, Bach, ma in casa sua non c’è un piano. Ascolta i dischi delle sorelle maggiori e impara a memoria, prima di saperle suonare, pezzi di Conway Twitty, Jack Scott, Elvis Presley, Paul Anka, Everly Brothers, Santo and Johnny, e canzoni di Domenico Modugno e Mina. In mancanza del pianoforte, nel 1966 Tolo, inizia a suonare una vecchia chitarra classica prestatagli dal cognato e dopo un po’ impara a suonare anche il basso. Dopo poco tempo gli ascolti di Tolo passano a Hendrix, i Taste e i Cream.
Nel 1973, a 22 anni, incide due 45 giri con il gruppo dei Raptus e due anni dopo entra nelle Orme, con le quali incide l’album Smogmagica partecipando alla stesura musicale dei pezzi tra cui il più grande successo del gruppo, Amico di ieri.

La svolta pop leggera intrapresa dal gruppo non sembra però interessare Marton, che a quel punto preferisce dedicarsi alla carriera solista, autoproducendosi i primi tre dischi nei primi anni ’80.

Con le Orme però il matrimonio dura solo pochi mesi. Perché?
“Nel 1975 suono con loro a Los Angeles perché gli mancava un quarto elemento per cambiare il loro stile perché erano in crisi tra di loro e come composizione musicale.
Mi chiedevano di comporre brani e così ho fatto e devo dire che l’esperienza americana era stata davvero interessante. Poi, verso Natale del 1975, siamo rientrati a casa e dopo le feste ci siamo ritrovati per una serie di prove e mi sono accorto che invece di provare i bravi si pensava solo ai vestiti, alla coreografia e non alla musica e questo non lo apprezzavo e non mi interessava perché quando parlo di provare vuol dire suonare e risuonare fino allo sfi-nimento.
Pensa che ad uno spettacolo volevano che mi vestissi da arlecchino ma non mi sentivo a mio agio e non l’ho fatto e nello stesso tempo li ho accusati dicendo che non conoscevano le nuove canzoni e che avrebbero dovuto suo-nare per impararle, Pagliuca si è offeso e a quel punto ho deciso di lasciare il gruppo”.

Ha qualche rimpianto?
“Forse di non aver suonato più a lungo con Le Orme ma se mi fossi vestito da arlecchino sarei rimasto per tutta la mia vita con l’etichetta di quello vestito”.

Si parla di un grande tour dedicato a Le Orme.
“Quest’anno i vari componenti del gruppo suoneranno in una tournè che prevede serate in tutta Italia e le date che coinvolgono il Veneto sono il 6 maggio a Feltre, il 1 luglio a Verona il 15 a Treviso in occasione di “Suoni di Marca”, il 15 settembre a Mogliano”.

Ha un sogno nel cassetto?
“Ne ho due. Vorrei realizzare un vinile che avevo iniziato tempo fa quindi lo vorrei ter-minare dove ci sono brani che nessuno ha mai sentito.
Parlo di colonne sonore strumentali e dentro ci sono cose che ricordano Morricone.
Il secondo desiderio è di riuscire a far arrivare al regista Tarantino o a Tornatore alcuni miei bravi che potrebbero essere abbinate a dei loro film”.

Se venissi incaricato a formare un gruppo di musicisti italiani, chi chiameresti?
“Andrea De Marchi (batteria), Cristian Schiavello (basso e chitarra), Massimo Fantinelli (bassista), Fabio Sorti (batterista) e ovvia-mente Tolo Marton…”.

Cosa pensa di Sanremo?
“Da oltre 15 anni non lo guardo. Non mi piace la musica che propongono e poi si da più im-portanza ai vestiti e ai comportamenti che alla musica”.

Ci racconti della vittoria al concorso dedicato al grande Jimi Hendrix.
“Nel 1998 organizzano “Voodoo Chile Award”, concorso chitarristico che si tiene a Seattle dalla famiglia Hendrix e sono arrivato primo ricevendo il premio direttamente dalle mani di Al Hendrix, padre di Jimi e pensare che i partecipanti erano oltre un migliaio e io ero stato l’unico Europeo a passare le selezioni eliminatorie e questa vittoria fu anche esaltata dai quotidiani nazionali Italiani e la Repubblica mi mise in prima pagina”.

Marton è tutt’ora l’unico chitarrista europeo a poter vantare questo ambito premio.
Famose anche le sue serate con Lan Paice, batterista dei Deep Purple, non uno qualsiasi….
“Lo ritengo forse il migliore al mondo con la batteria. Tra noi c’è una grande stima e amicizia e molte volte ci chiamiamo per suonare assieme e la scorsa estate ci siamo esibiti a Silea.
A Spinea, negli anni ’80 ho suonato con il batterista britannico Ginger Baker, morto nel 2019, e nel 1991 è stato inserito nella Hollywood Rock Walk Of Fame.
Mi avevano chiamato il giorno precedente lo spettacolo per l’improvviso forfait del loro chitarrista e sono arrivato senza sapere cosa suonavano e non avevo neppure la scaletta dei brani.
L’ho chiesta a Baker ma non mi ha neanche risposto così ho cercato di andare ad orecchio e la

TOLO MARTON

serata è andata bene tanto che alla fine Baker mi voleva al suo fianco per le successive serate ma avrei dovuto farlo gratis e, ovviamente, ho ringraziato e sono tornato a casa”.

Di cosa è orgoglioso?
“Ho partecipato cinque volte al Festival di Pistoia suonando sullo stesso palco di gente come B.B. King, Buddy Guy, Jeff Beck, Jeff Healey, Robben Ford, Blues Brothers e a tanti altri; ho suonato insieme a Jack Bruce e Ginger Baker, ovvero i due terzi dei Cream, trovandomi in pratica al posto del restante componente, Eric Clapton”.

Il comune di Treviso con il sindaco Mario Conte ha voluto farle un regalo…
“E’ stata una cosa davvero bella e inaspettata, mi hanno dedicato la sale prova del Progetto Giovani Tre-viso, da poco riqualificate”.

Nell’occasione, è stata scoperta la targa di intitolazione dei nuovi spazi di via Dalmazia 17 al chitarrista e compositore trevigiano Vittorio “Tolo” Marton. Entrambe le sale del centro giovani sono dotate di amplificazione, mixer, batteria, microfoni e sono aperte ai gruppi di giovani fra i 14 e i 30 anni, coordinati dagli educatori della Cooperativa La Esse che gestisce il Progetto Giovani di Treviso.

di Giampaolo Zorzo