TREVISO NO, così proprio non va.

Partita con i favori dei pronostici la squadra biancoceleste si è piano piano sgonfiata collezionando solo brutte prestazioni e pochi punti tanto che l’allenatore Migliorini è stato sollevato dall’incarico.

NUOVO MISTER- E’ chiaro che un allenatore che arriva di mercoledì in dote non ha la bacchetta magica e i problemi non possono essere risolti in una manciata di giorni ma chi si aspettava una prova di orgoglio da parte della squadra è rimasto deluso.

RIMPIANTI- In sette giorni il Treviso ha gettato alle ortiche ben quattro punti che gli sarebbero serviti per portarsi a soli tre punti dalla capolista. A Istrana la squadra conduceva per 3-0 e negli ultimi dieci minuti gli avieri hanno pareggiato. La settimana successiva, con il nuovo allenatore in panchina non è andata oltre l’1-1 con il Real Martellago sbagliando un calcio di rigore.
Parlare di sfortuna forse si può ma questo non deve essere un alibi. La sfortuna, i presunti errori arbitrali, il campo pesante e quant’altro sono scuse che solo i deboli e i perdenti citano.

MA PERCHE’ CAMBIARE SEMPRE? Da tre stagioni il Treviso rivolta la rosa come un calzino. Pazienza due stagioni fa quando una rosa sopravalutata subì lo strapotere dell’Opitergina. In quel caso era giusto pensare alla rivoluzione. Ma perché la squadra che l’anno scorso, in quelle poche partite disputate, aveva sempre vinto, segnato molto subito poco e divertito il pubblico, è stata nuovamente rivoluzionata? D’accordo che i giocatori, con il campionato fermo si erano svincolati ma sarebbe bastato un accoro anche verbale per trattenerli e poi magari, in virtù del ripescaggio, tesserare quei 4-5 giocatori che avrebbero permesso il salto di qualità.

UN VERO PECCATO. Vedere una società forte come gruppo e potente sotto il profilo economico non riuscire a imporsi mete malinconia. In questo momento non ci interessa sapere di chi sono le colpe, lo sa la proprietà e prenderà i necessari provvedimenti magari a fine stagione ma vedere che la gestione economica è paragonata ad una serie D e non si riesce a emergere in Eccellenza mette malinconia e nello stesso tempo fa riflettere sulla competenza di certi dirigenti.

di Giampaolo Zorzo