SENECA La vera gioia

Seneca nasce a Cordova, in Spagna il 4 a.C.

Giunto a Roma con la famiglia, intraprende gli studi di grammatica e retorica e diviene un brillante oratore. Agrippina gli affida l’educazione del figlio Nerone. Con l’ascesa al trono di Nerone, l’influenza di Seneca a corte cresce ancora di più al punto da fare di lui l’arbitro della politica imperiale, l’astuto intermediario fra l’imperatore e il Senato. Coinvolto nella congiura di Pisone contro Nerone, per ordine dell’imperatore si toglie la vita svenandosi (65 d.C.) Scrive in età matura il suo capolavoro di filosofia morale, le Lettere a Lucilio, e a lui così si rivolge:
“Pensi forse, che io ti scriva come si è comportato bene con noi l’inverno, che è stato mite e breve; come è cattiva la primavera, col freddo giunto in ritardo, ed altre inezie proprie di chi non sa che cosa dire? Io invece scriverò solo cose che possano giovare, sia a me che a te: ti esorterò alla saggezza. Raggiunge il culmine della sapienza chi sa di che cosa deve gioire e non pone la propria felicità in potere altrui. E’ preoccupato e incerto chi è sempre nell’ansiosa attesa di qualche cosa, anche se l’ha a portata di mano, anche se non è difficile ottenerla. Prima di tutto, caro Lucilio, impara a godere. Desidero che non ti manchi mai la gioia, anzi che ti nasca in casa; e nascerà, purchè essa sia dentro te stesso. E’ lo spirito che deve essere allegro ed ergersi pieno di fiducia al di sopra di ogni evento. Credimi, la vera gioia è austera. Essa non ti verrà mai meno, una volta che ne hai trovato la sorgente. I metalli di scarso valore si trovano a fior di terra; quelli preziosi si nascondono nelle profondità del sottosuolo, ma daranno una soddisfazione più piena alla tenacia di chi riesce a estrarli. Le cose di cui si diletta il volgo danno un piacere effimero e a fior di pelle; e qualunque gioia che viene dall’esterno è inconsistente. Mira al vero bene e gioisci di ciò che ti appartiene. Mi domandi che cosa ti appartiene? Sei tu stesso e la parte migliore di te.
Mi chiedi che cos’è questo vero bene, e da dove ha origine. Te lo dirò, nasce dalla buona coscienza, dai pensieri onesti e dal retto operare, dal disprezzo degli avvenimenti fortuiti, dal sereno e costante sviluppo di un’esistenza che batte sempre la stessa via. Sono pochi quelli che decidono saggiamente su se stessi e sulle proprie cose. Tutti gli altri, a somiglianza degli oggetti che galleggiano nei fiumi, non vanno da sé, ma sono trasportati. Dunque dobbiamo stabilire ciò che vogliamo ed essere perseveranti nella decisione presa. Molti cessano di vivere prima di cominciare. Ti meravigli di non essere riuscito a liberarti dalla tristezza e dalla noia, malgrado i lunghi viaggi e la varietà dei luoghi visitati. E’ l’animo, è il tuo spirito che devi cambiare, non il cielo sotto cui vivi. Tu porti in ogni luogo te stesso. T’incalza cioè sempre lo stesso male che t’ha spinto fuori. Nessun luogo ti piacerà finchè non avrai abbandonato il peso che hai nell’animo.
L’importante è sapere con quale spirito arrivi, non dove arrivi. La felicità è in ogni luogo e in ogni situazione se è dentro di te. L’unico bene, la condizione fondamentale per una vita felice, è la fiducia in sè stessi. Perciò condannerei coloro che sono sempre in azione, senza uno scopo preciso. La fatica è l’alimento degli spiriti generosi. E’ disdicevole continuare a chiedere agli dei.
Renditi felice da te: lo sarai se avrai capito che i veri beni sono quelli a cui è commista la virtù; sono mali quelli a cui è congiunto il vizio. Le azioni sono buone o cattive se sono in intima unione con la virtù o il vizio. Che cosa dunque è il bene? E’ la conoscenza della realtà. E il male? L’ignoranza. Il saggio, costruttore del suo destino, secondo le circostanze stabilisce quello che c’è da respingere o da scegliere; ma, se ha un animo grande e indomito, non teme quello ce respinge né è preso da ammirazione per quello che sceglie. Perché la virtù sia perfetta occorre aggiungere alla fatica un comportamento coerente. Ideale raggiungibile se si ha la scienza e la conoscenza delle virtù umane e divine. Sarai grande non attraverso il denaro, attraverso la fama o l’ostentazione di te stesso o la popolarità del tuo nome. Non potrà renderti felice la bellezza o la forza del tuo corpo. Nessuno di questi beni resiste al passare del tempo. Qual è il bene che non si deteriora? E’ l’animo buono, retto, grande. La più bella virtù di un animo generoso è l’impulso che lo spinge al bene. Molti non godono dei piaceri, ma ne rimangono schiavi. Ecco perchè bisogna usare moderazione e dominio delle passioni. Molti uomini vivono con lo sguardo sempre rivolto al domani. Che male c’è in questo? Un male immenso. Essi non vivono ma sono sempre in attesa di vivere, rimandando tutto al futuro. Anche se noi volessimo prevedere tutto, la vita ci sorpasserebbe sempre. Il tempo fugge con la massima velocità. Perciò sono tanto indignato nel vedere che alcuni sprecano in cose inutili la maggior parte di questo tempo, che non basta neppure per le cose necessarie, neanche quando è speso con molta cura.

di Cinzia Zanardo