CONTROCORRENTE: intervista di sponda a Matteo Renzi

Incontro Matteo Renzi una sera di settembre, all’Auditorium Cassamarca.

Presenta Controcorrente, il suo libro più recente, un flusso di coscienza i cui capisaldi sono la disillusione e la denuncia del dolore sostenuto in un’impresa politica di riforme istituzionali che lo ha visto e lasciato solo contro tutti. In sala, fra il selezionato pubblico sparso sulle poltroncine, nel rispetto delle norme igieniche di distanziamento sociale, mascherato e in prima fila, siede Giampaolo Gobbo, vicepresidente di Fondazione Cassamarca.
Ad organizzare l’appuntamento e ad accogliere il più giovane past presidente del consiglio della storia repubblicana italica, trovo Jacopo Lodde, coordinatore assieme a Martina Cancian di Italia Viva per la provincia trevigiana.
Ne nasce una curiosa intervista a sei mani, le mie, quelle di Jacopo Lodde e quelle di Matteo Renzi, che presentiamo di seguito.

Jacopo, perché Matteo Renzi ha scelto Treviso per presentare il suo libro Controcorrente?

“Perché una minoranza, silenziosa e orfana di una sinistra capace di toccare palla sui temi a lei cari, deve avere uno spazio di confronto e di conforto. La democrazia delle suggestioni è funzionale ma non può essere l’unico modo di fare politica; nemmeno può esistere un pensiero unico verde Salvini. Nel nostro territorio la lega bianca di Luca Zaia si declina con Giorgetti al fianco del premier Draghi. In Veneto sarà per noi importante proporci in modo emotivamente e politicamente intelligente. Credo che confrontarsi in modo costruttivo e curioso con l’uomo ed il politico Matteo Renzi sia sempre un privilegio!”.

Senatore Renzi, lei sostiene che l’interesse politico significa tracciare una strada anche se la maggioranza dei sondaggi non condivide. Se non é, quindi, il comprensivo consenso dei cittadini ad ispirare l’azione politica, cos’altro?

“Interessarsi di politica ha assunto negli ultimi anni significati diversi: l’avvento dei social media ed il cambiamento dei palinsesti televisivi ha stravolto i concetti di partecipazione ed appartenenza. L’agire politico è stato subordinato ad ottenere consenso, per l’esercizio del potere; l’ottenimento del consenso oggi dipende poco dal valore della persona, dal suo spessore umano e culturale, dalla sua onestà intellettuale, dalla sua formazione politica.
Bastano pochi argomenti di facile comprensione, due competenze relazionali, una buona dose di sfrontatezza distribuita quando serve e, magari, un guru della comunicazione bravo, cinico e spietato.
Tracciare la strada, oggi, significa andare contro-corrente, “sedersi dalla par-te del torto perché ogni altro posto è occupato”(cit.)
L’azione politica rimane prima di tutto una passione e l’ambizione di lasciare le cose migliori di come le abbiamo trovate – lo spirito scout non va perso – la deriva populista va combattuta e dissuasa; dare voce ad una minoranza silenziosa inibita dalla cattiva educazione politica; creare un clima di cooperazione e franchezza anche con chi non la pensa come noi.”.

Senatore, da capitano che s’impegna nella creazione della cultura del rischio.. Pensa mai al marinaio a cui manca il pane e il vino?

“Chi segue da vicino l’attività di Italia Viva – non siamo in tanti lo riconosco – sa quante volte in questi mesi si è fatto riferimento ad Itaca, la stupenda can-zone del compianto Lucio Dalla.
Creare un nuovo soggetto politico e convincere un importante gruppo di senatori e parlamentari ad imbarcarsi in una nuova avventura non è stato e non è facile. Ho potuto constatare che chi ha avuto il coraggio di fare il salto possiede caratteristiche che altri -rimasti al sicuro- non avevano. Assumendosi responsabilità importanti e sopportando settimane di tempesta e attacchi d’ogni tipo, i nostri ministri hanno reso lo scenario politico italiano certamente più rassicurante per tutti. È capitato che Draghi sia diventato presidente del consiglio e questa mossa abbia reso lo scenario futuro funzionale a ciò che l’Europa e gli effetti collaterali della pandemia richiedevano e richiederanno. Per alcuni marinai la paura si trasforma in curiosità; con questo spirito ci stiamo muovendo a livello nazionale e sul territorio.

Senatore, da riformista, quale pensa debba essere il posto dell’Italia nel nuovo mondo dell’America di Biden e della nuova Europa?

“La spinta propulsiva riformista in Italia è stata stroncata dalla bocciatura del referendum. Di questo passaggio a vuoto per l’intera nazione il promotore è forse il maggiore responsabile ma gli errori fanno parte del processo di apprendimento. Il popolo italiano e i politici che maggiormente lo rappresentano non hanno interesse per le riforme perché non sono facilmente comprensibili – non ti danno un consenso immediato – necessitano di visione. Sono sempre tre gli approcci alle cose della vita: distruttivo – specialità dei movimenti; conservativo, specialità della sinistra pseudo progressista; costruttivo/proattivo – per i più coraggiosi.
Biden, nonostante l’età, appartiene alla terza categoria e, pur non attraversando una gran stagione di comprensione e consenso all’interno del suo paese e all’estero, chi lo conosce e lo sostiene confida nella sue esperienza e, soprattutto, nella sua vicepresidente Kamala Harris.
La nuova Europa sarà fortemente influenzata dall’autorevolezza del nostro attuale presidente del consiglio Mario Draghi, da Renzi fortemente voluto e sostenuto. Saremo ben posizionati per le sfide future.”.

Senatore, Lei è anche uomo di marketing e comunicazione, ha ispirato Agenda Digitale ed Industria 2.0 ora 4.0. Perché trova necessario confinare il ricorso ai sondaggi, ai social media e alla DAD?

“Dobbiamo confinare e ridimensionare – sondaggi, social e DAD ad un ruolo che non può essere egemone e assoluto come è diventato negli ultimi tempi. La democrazia che ne è derivata rappresenta una deriva preoccupante dal punto di vista dell’educazione civica e della crescita delle nuove generazioni. Sempre andando controcorrente è giusto farlo presente e testimoniare un atteggiamento che non vuol negare ma, come detto, ridimensionare.“.

Senatore, crede davvero nella giustizia? E nella redenzione?

“Credo che in Italia sia quanto mai necessaria una riforma della giustizia e che vi sia un sistema che si deve redimere.
Prima del magistrato, del politico esiste l’uomo. Antropologicamente questo miracolo della natura è per definizione debole, perfettibile, psicologicamente vulnerabile, ahimè vanitoso.”.

Senatore, cosa accadrà di meglio nei prossimi 18 mesi?

“C’è un’occasione imperdibile per far fare un salto di qualità alla politica e al sentire nazionale rispetto alle vicende interne e all’Europa. Seguendo la scia dei risultati sportivi di questa fantastica estate mi auguro non vincano più i movimenti ed i personaggi “dopati” e possano salire alla ribalta i veri fuoriclasse che portano a casa il risultato.
Credo vi sarà uno spazio al centro, dove i politici coraggiosi e realmente riformisti saranno rieletti e si potrà continuare – con i leader seri che già ci sono – a svolgere un ruolo dirimente nello scenario politico con le modalità e le strategie che i tempi richiedono.”.

di Sabrina Danieli Franceschini