VENDEMMIA NELLA MEDIA NELL’OPITERGINO-MOTTENSE, IN LINEA CON LA TENDENZA NAZIONALE.

CONTINUA LA CRISI DELLA MANO D’OPERA 

Vendemmia di ottima qualità, ma senza la sovraproduzione che ha caratterizzato alcune campagne vendemmiali del passato. Questa, in sintesi, la situazione del raccolto 2021 nell’opitergino-mottense. In linea con la tendenza nazionale, come conferma Michele Zanardo, già presidente del Comitato nazionale vini del Ministero delle politiche agricole e professore a contratto di Legislazione vitivinicola all’Università di Padova. “Peraltro” dice Zanardo “questo non determinerà un calo di prezzi dell’uva, come qualcuno paventava, e favorirà il consolidamento di una situazione di mercato equilibrata”.

“Il cambiamento del clima e il rialzo delle temperature non ha provocato, almeno quest’anno, il fenomeno della vendemmia precoce” aggiunge Luigi Peruzzetto, titolare di Casa Roma di San Polo di Piave, da sempre specializzata nella produzione di pregiati vini del territorio. “Grazie, certo, all’alternanza tra sole e pioggia che è stata ideale, per quanto occorra sempre sottolineare che il problema esiste e che forse l’anno prossimo si farà risentire”. Anche Umberto Bigai (Tenimenti Bigai di Barco di Pravisdomini), i cui vigneti si estendono tra il mottense e la provincia di Pordenone, conferma che le uve a bacca rossa -il merlot in particolare- sono di ottima qualità e che ci sono tutte le premesse per caratterizzare il 2021 come una grande annata. “Perché il vino” sottolinea “si fa prima di tutto in vigna, e poi in cantina”.

Sempre in salita, purtroppo, il problema della mancanza di mano d’opera. “In pianura” dice Peruzzetto” si può parzialmente risolvere con la meccanizzazione, ma in collina, dove i disciplinari prevedono la raccolta a mano, la situazione è davvero drammatica. Molti stagionali dell’Est o extracomunitari sono rientrati nei loro Paesi a causa del Covid, e inoltre si fa sentire seriamente il calo demografico: vale a dire meno giovani disposti a lavorare in vigna e meno preparazione scolastica specifica”.

Michele Zanardo conferma che occorre insistere sulla formazione, in particolare di figure professionali quasi scomparse come quella del cantiniere: “seminare con cura oggi per raccogliere domani è una delle leggi fondamentali dell’agronomia, e l’insegnamento scolastico deve essere improntato a una formazione lungimirante per il medio e lungo termine”.

“Non possiamo certamente lamentarci sulla tenuta del settore” aggiunge Peruzzetto “e semmai i lockdown, con lo sviluppo verticale delle vendite online, ci hanno messo in difficoltà facendoci esaurire le scorte, ma le tendenze di mercato non devono farci dimenticare il rischio a lungo andare delle monocolture. Oggi queste pagano in termini economici, ma domani e dopodomani potrebbero impoverirci in termini di biodiversità e di qualità. Su questo noi produttori dovremmo veramente fare squadra e superare i particolarismi, instaurando finalmente un linguaggio comune”.

In linea con questo auspicio, molti produttori sostengono anche la necessità di unificare i Consorzi del Prosecco, pur mantenendo le differenze tra DOC e DOCG.

“Intorno alle colture viticole monovarietali” conclude Zanardo “esiste ormai una economia strutturata che sarebbe assurdo intaccare. Ciò non toglie che una maggiore attenzione e il mantenimento di un equilibrio che salvaguardi sia le tendenze di mercato che biodiversità e tipicità non può che giovare al nostro territorio e all’intero settore vitivinicolo nazionale”.

                                                                                                                     R.E.