ERMES TROVO’: UN IMPRENDITORE DI VALORE

“Quello dell’imprenditore è un mestiere strano; si impara facendolo, giorno dopo giorno, trasformando le proprie intuizioni e il proprio mantra in passione incontenibile, irrefrenabile, con un gusto nel fare”. Queste sono le parole di Ermes Trovò, imprenditore veneto e Presidente di Valore Spa prima di iniziare l’intervista.
Un esempio eccelso di imprenditoria, un miscuglio di capacità, passione, visione, tenacia, caparbietà, resilienza, perseveranza, determinazione, coraggio e valore. Sentirlo parlare è un piacere. Il suo ottimismo è contagioso.
Nato a Dolo e sempre vissuto ad Oriago di Mira, unico imprenditore di famiglia, padre dipendente  RAI, madre casalinga. Un ragazzo tranquillo, un’adolescenza contenibile e in linea con l’età.
Ha frequentato la scuola di ragioneria un po’ suggerita dai genitori, un po’ perché ha sempre sentito di avere imponenti capacità relazionali e di marketing, infatti, terminate le superiori, si è iscritto all’Università, conseguendo la laurea in Scienze della Comunicazione.
All’età di ventisei anni terminati gli studi ha iniziato a lavorare come assicuratore nell’agenzia della cugina, che per scherzo gli aveva suggerito di provare e tra un imbarazzante abbigliamento con giacca e cravatta e perlopiù un settore a lui occulto, con grande fluidità, semplicità e leggerezza ha iniziato a prendere confidenza con il mestiere, abituandosi con estrema facilità a questi cambiamenti.
“Ermes cosa ti piaceva di più del tuo lavoro a quei tempi?
Riuscivo a parlare ed instaurare nell’immediato con persone sconosciute un rapporto di fiducia dando risposte concrete alle loro necessità, trasmettendogli una parte di me e soprattutto il giusto che aleggiava dentro di me fin dall’infanzia, grazie perlopiù all’insegnamento dei miei genitori che mi hanno trasmesso principi nobili di valore, rispetto, trasparenza, concretezza e il comportarsi bene.
Accompagnato da questo grande senso di onestà, dalle cose fatte bene, dopo tre anni sono riuscito ad aprirmi una mia agenzia con dieci collaboratori, imbattendomi nel mondo infortunistico; infatti nel bene e nel male grazie ad amici che hanno fatto degli incidenti stradali e rivoltisi ad avvocati e a compagnie assicurative, avevo capito come funzionava quel percorso, comprendendo che la mia strada sarebbe stata quella dell’infortunistica stradale a tutela dei danneggiati contro le compagnie assicurative.
Da lì ho iniziato come piccola infortunistica stradale veneziana; ho fatto le mie prime esperienze aprendo i miei primi tre uffici, in ordine Dolo come sede principale poi Mestre nel 2003 e San Donà nel 2006”.
Non hai mai avuto un momento di ripensamento nel tuo percorso professionale?
“Ero combattuto da due correnti di pensiero, ovvero colleghi con una intensa esperienza che in quegli anni mi dicevano: “Cambia lavoro perché ormai il mondo dell’infortunistica stradale è finito” e tra me e me mi dicevo: “Ma se ho appena iniziato e ho le mie soddisfazioni, sono contentissimo di quello che sto facendo perché mi dicono questo?” Dall’altra parte vedevo questi colossi assicurativi super organizzati ed inscalfibili, aggiungendo il mio adoperarmi in battaglie ideologiche e la mia testardaggine con una rincorsa al giusto per tutelare i miei clienti che avevano subito danni morali, ecco mi sono fatto molto male anche sotto il profilo economico ma non ho mai perso di vista la mia Via.
Tuttavia queste esperienze mi sono servite perché ho iniziato ad emulare le compagnie assicurative nella loro organizzazione, costituendo tre uffici ovvero: liquidativi, del personale e amministrativi, centralizzando la gestione dei sinistri.
Con questa operazione ho creato il primo centro liquidazioni danni ossia Studio 3A e la prima amministrazione generale che seguiva i tre uffici per la gestione.
Questo meccanismo ha portato maggiore velocità nella liquidazione dei danni col duplice beneficio che l’azienda aveva più liquidità e i clienti venivano liquidati più velocemente, quindi il percorso era giusto”.
Quando hai pensato di allargarti oltre il Veneto?
“Dal 2011 iniziai un progetto di espansione nazionale, consapevole del fatto che vi erano già delle società di risarcimento danni, ovvero i miei competitor, di dimensioni imponenti sul territorio italiano.
 Da lì ho iniziato a creare una rete commerciale, inizialmente con le partite iva, avendo un costo molto inferiore rispetto ad una risorsa dipendente. Dopo tre anni di esperienza ho deciso di riformulare il progetto ricostituendo un’azienda dove avesse solo risorse di dipendenti, proprio perché il nostro lavoro è estremamente particolare e delicato, vendendo un servizio che a volte è intangibile e inquantificabile.
Vedi l’analisi che va fatta in queste circostanze e dove andiamo a collocarci è molto fine, ovvero dobbiamo allogarci prima dei consulenti e dopo l’imprenditore così da poter trattare i clienti con sensibilità e formulare una descrizione corretta di quello che potrebbe essere la gestione burocratica di ogni caso. Da lì abbiamo iniziato a costruire una rete di consulenti legali tutti dipendenti all’azienda, con uno sforzo enorme perché avevo costi fissi elevatissimi e un mercato da conquistare.
Dal 2017 l’azienda aumenta in maniera esponenziale, trovandomi ad abbracciare una dimensione importante con una trasformazione aziendale da srl a Spa; decidendo che l’espansione doveva essere supportata dall’apertura di uffici dislocati proprio in funzione al riconoscimento del brand Studio 3A, con consulenti legali che fossero direttamente collegati all’azienda.
Infatti dal 2011 al 2023 abbiamo quadruplicato i fatturati, arrivando ad essere in seconda posizione a livello nazionale””.
E’ bella la frase “la legge è uguale per tutti”, tuttavia per difendersi oggi e ottenere la giusta ragione bisogna pagare un prezzo. Questa frase ne hai fatto un mantra nel tuo percorso professionale?
“Assolutamente Si. Per noi è doveroso essere trasparenti verso i nostri assistiti ovvero essere consulenti prima che imprenditori. Dobbiamo pensare che oggi quando noi andiamo ad acquisire un incarico abbiamo tutta una serie di incombenze che promettiamo ai nostri clienti, anticipazioni di alcune spese che in caso contrario loro avrebbero difficoltà nel sostenere, tant’è che oggi la mia azienda è molto esposta in spese anticipate.
I miei uffici devono essere aperti a chiunque, le persone devono entrare dentro con facilità e chiedere, non ci deve essere un pregiudizio.
Ricordo con una filigrana di malinconia legata al nonno, a cui ero particolarmente affezionato, aveva fatto un incidente in moto, un sinistro con ragione, è stato in coma sei mesi e a seguire una riabilitazione molto lunga. Da lì si sono rivolti ad un avvocato perché impreparati in materia ma dal quale il nonno dopo che ha percepito la possibilità e il timore che gli portassero via una parte di proprietà, ovvero il campo, ha fatto togliere la pratica e non ha preso il risarcimento.
Noi lavoriamo con un sistema anglosassone ovvero quando il cliente entra nella nostra realtà, gli fai la consulenza, non paga nulla, ci dà l’incarico, io investo su di lui, quindi anticipiamo pagando medici legali, cure, funerali anche, e poi quando si arriverà al risultato finale, io mi trattengo una percentuale che abbiamo stabilito già dall’inizio”.
Parli di struttura orizzontale che non ti accomodava, portando la tua azienda ad una struttura piramidale. Cosa intendi?  
“Nel 2017 è avvenuto un cambiamento di organizzazione interna. Facendo riferimento alla piccola impresa veneta che è caratterizzata da un apice e una struttura orizzontale, applicandolo alla mia realtà, lo ritenevo non corretto perché se fosse stato basato tutto su di me ad un certo punto non sarei riuscito più a dare delle risposte celeri e veloci alla struttura e quindi ad eventuali problematiche dei clienti. Indi per cui ho iniziato a creare una piramide che ad oggi ha portato ad avere dei responsabili di area con una propria autonomia nella risoluzione delle problematiche interne; certo che la velocità della risoluzione di un problema è alla base dell’efficienza di qualsiasi realtà.
Altresì una regola fondamentale dell’azienda e che mi accompagna negli anni consiste nello spersonalizzare l’anzianità delle persone ed un nutrito interesse alle idee; quindi tutti devono avere la capacità e possibilità di esprimersi, anche lo stagista.
Questa grande piramide con 84 dipendenti ha un fatturato di 9,5 milioni di euro, una crescita imponente e veloce.
Ad oggi mi occupo di coordinare tutte le aree che appartengano alla stessa struttura intrecciandosi in modo fluido e che non perdano di vista la propria mission.
Insomma ho soggetti diversi con mansioni differenti controllando che tutto, a favore del danneggiato, sia fatto in maniera corretta”.
Un cambiamento veloce e un passaggio altrettanto importante in così poco tempo trasformando la tua azienda da srl a Spa. A livello Nazionale sei presente un po’ ovunque, precisamente dove? 
“Ad oggi abbiamo 11 sedi: Mestre, San Donà, Dolo, Treviso, Udine, Roma, Taranto, Bari, Cagliari, Ragusa, Torino ed altre di imminente apertura: Bologna, Ancona, Pescara, Crotone, Viterbo e Vicenza”.
Cosa intendi per inserimento? 
“Le aziende vengono valutate in base alla qualità delle persone che ne fanno parte. Quindi se parti da questo presupposto non è che Valore spa o Studio 3A siano da garanzia ma è semplicemente il contenitore di tante persone di valore, di qualità e più l’azienda si nutre di questi individui più riesce a svolgere bene il proprio compito, offrendo degli ottimi servizi.
Se un’azienda è in crescita, devo andare alla ricerca di certi talenti. Più sono capace di trovare talenti, più la mia azienda avrà la possibilità di crescere; a questo proposito abbiamo creato un ufficio di risorse umane che fa selezione, per riuscire ad individuare quelle persone che possono essere maggiormente di aiuto all’azienda. Una volta che individuiamo una persona e decidiamo che faccia parte dell’azienda, le facciamo trovare il primo giorno di lavoro già un appuntamento con l’area legale per la stipula del contratto. Le vengono dati per i giorni a venire appuntamenti con i responsabili delle aree, istruendoli sul da farsi, fino ad aver maggiore iterazione con l’area dove devono operare”.
Un percorso nazionale ma a questo punto anche internazionale. Giusto?
“Con un sorriso a mezz’asta: “l’internazionalizzazione. Ho sempre pensato di non essere coinvolto in questo processo di espansione ed invece……”
Negli anni abbiamo gestito sinistri in tutte le regioni d’Italia, naturalmente vi è molta migrazione e ad oggi ci troviamo sempre più spesso nel gestire molte pratiche dove una parte dei nostri clienti italiani hanno una famiglia in un altro stato.
In funzione di questo percorso, poche settimane fa abbiamo siglato il progetto di espansione in 17 Paesi perché abbiamo necessità di avere uffici di rappresentanza in tutto il mondo portando i nostri servizi.
Abbiamo iniziato l’anno scorso un progetto pilota in Spagna, infatti abbiamo aperto due sedi in collaborazione con una società spagnola e abbiamo già gestito dei sinistri.
Difatti da oggi tutte le nostre comunicazioni, brochure ecc che sono in italiano, saranno tradotte anche in inglese quindi angloitaliane perché sentiamo questa necessità”.
Come riesci a conciliare la famiglia con il lavoro? 
“C’è una frase a me molto cara di Warren Buffet, una delle persone più ricche e generose degli Stati Uniti che diceva: “Non rischiare ciò che è per te importante per avere quello che per te non è importante”. Devo ammettere che questo è un grande consiglio per riuscire a bilanciare lavoro e famiglia e farli funzionare entrambi con successo.
Sai la vita di un imprenditore è un turbinio di lunghi orari, tanto rischio e un alto grado di incertezza e la maggior parte del proprio tempo e delle attenzioni sono devoluti all’azienda.
Tuttavia bisogna dare il giusto tempo alla famiglia; tant’è che me lo prendo come impegno lavorativo.
Ho due figliole piccole e cerco di essere costantemente presente e soprattutto nei momenti giusti. Pensa che tutte le mattine faccio colazione con le mie piccole.
Al lavoro, il successo si misura con i risultati. A casa, è la quantità di tempo dedicato alla famiglia che conta.
Se seguissi tutte le opportunità lavorative sicuramente farei un fatturato più elevato però bisogna avere il giusto equilibrio perchè la vita è una, bisogna fare le scelte giuste; se oggi qualcuno mi chiede se ho trovato un’armonia, io rispondo di si”.
Ti senti un uomo libero? 
“Certo. Questo è dovuto ad avere degli ottimi lavoratori che si adoperano per tutto il gruppo, compresi i clienti in maniera nobile. Perlopiù sono riuscito a creare un processo di deleghe aperte dove posso gestire il mio tempo, pur sapendo che non lo porto via ad una risoluzione di un problema.
Quindi una suddivisione di compiti, iniziata quindici anni fa e che ad oggi ne vado fiero proprio perché non sono schiavo dell’azienda bensì l’azienda è schiava di me; sono io che detto i ritmi all’azienda non il contrario e questo lo consiglierei a tutti gli imprenditori.
Quando dicono che non è possibile delegare, io dico che invece è possibile ma ci vuole coraggio nel farlo.
Ricordo la prima volta che ho iniziato a delegare, volevo andare da uno psichiatra; il fatto che qualcuno si adoperava al mio posto e magari anche meglio di me, mi mandava via di testa.
Ho un desiderio ricorrente ovvero quello che i miei dipendenti sentano quello che fanno e che prima lo facciano per loro e poi per l’azienda. Questa è la mia vittoria”.
di Federica Gabrieli