Città per turisti o per residenti?

La domanda che pongo a me stesso ma anche a tutti voi è basata sui semplici rilievi sorti nelle ultime settimane: Treviso ed in particolar modo il centro storico (ma anche i quartieri immediatamente adiacenti) vede due flussi contrari. Aumentano i visitatori, attirati dalle bellezze della nostra città, dalle sue tradizioni, dai sapori delle nostre tavole. Diminuiscono sempre più però i residenti, ossia i nuclei famigliari e le persone che vivono Treviso tutti i giorni, ad ogni ora. L’aumento impressionante delle strutture ricettive, favorita dal boom negli ultimi anni delle affittanze brevi a scopo turistico, ha sì rilanciato l’offerta turistica ma non ha risolto dei problemi che si trascinano da troppo tempo. E che, purtroppo, stanno arrecando ulteriori danni al tessuto sociale ed economico.
Più turisti significa più esposizione, maggiore conoscenza all’esterno del prodotto-Treviso. Meno residenti tuttavia si traduce in meno servizi, meno presidi sociali, meno sicurezza. Da anni alcune categorie chiedono una inversione di tendenza affinché la città non diventi una sorta di outlet giornaliero, che apre i battenti alle 9 del mattino e li chiude inesorabilmente alle 19. Un aumento dei residenti consentirebbe tanto di rilanciare il commercio al dettaglio, oggi ridotto nei numeri ed affossato dai rincari di canoni di locazione e di utenze, quanto di ridurre il rischio legato alla minicriminalità. Diciamoci la verità: il proliferare del fenomeno delle baby gang è solo uno dei pessimi segnali di una città meno sicura, in cui il mancato presidio sociale offerto da residenti e commercianti favorisce l’ingresso e la diffusione di strutture distorte. L’avanzata di queste problematiche sul territorio è evidente: quindici anni fa il degrado pareva circoscritto alle ore serali ed alla zona della stazione; adesso risse, aggressioni, scippi avvengono in pieno giorno, nelle centralissime piazza Borsa e viale Martiri della Libertà. Per invertire questa tendenza non bastano le forze dell’ordine, serve semmai una differente visione di come vivere la città. Non solo come meravigliosa vetrina delle eccellenze a beneficio dei visitatori, ma come occasione per i giovani di tornare ad abitare nei palazzi che ne punteggiano le arterie interne.
Vi lascio dunque con questa riflessione alla lettura del nostro numero di novembre. In attesa del prossimo appuntamento, quello festivo, che ci condurrà al periodo più dolce e colorato e contraddistinto dall’atmosfera tipica del Natale.

di Giampaolo Zorzo