Francesco Massimo

Per 31 anni direttore della Casa Circondariale di Treviso. Tra Cutolo, Sutto e Vallanzasca.

Il dott. Massimo già direttore dell’Istituto Penitenziario di Treviso si racconta delle sue esperienze lavorative e di vita vissuta all’interno dell’Amministrazione e in particolare a Treviso, rispondendo alle nostre domande.

Dott. Massimo, quando è arrivato a Treviso con l’incarico di dirigere la Casa Circondariale della città e perché?
“Il mio trasferimento a Treviso nel giugno del 1988, è dipeso da alcune problematiche che riguardavano la sicurezza dell’istituto in quanto da poco si era verificato il caso Succo, che molti trevigiani non più giovanissimi ricorderanno.

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Il Succo pluriomicida, fu arrestato in provincia di Treviso e tradotto alle carceri per i rea-ti commessi in Francia ed in Italia.
Durante la sua detenzione si rese protagonista di uno “show” salendo sui tetti della struttura carceraria lanciando tegole verso persone ed auto che transitavano nei pressi del penitenziario.
Si era creata una particolare attenzione politica tra Italia e Francia, in quanto sul suo status pendeva richiesta di estradizione per l’omicidio di un gendarme francese.
In conseguenza ai fatti accaduti l’Amministrazione ritenne opportuno incaricarmi della direzione dell’istituto trevigiano dove i fatti accaduti facevano evidenziare una gestione poco organizzata”.

Ci può dire il suo trascorso professionale precedente al suo orrivo a Treviso all’interno dell’amministrazione?
“La mia prima sede è stata Pianosa un’isola solo penitenziaria, poi sono stato trasferito al DAP a Roma ed ero incaricato di trasferire i detenuti mafiosi e camorristi di tutta Italia. Successivamente ho raggiunto la mia città natale Napoli per svolgere le mansioni di vice direttore a Poggioreale, infine sono stato trasferito a Treviso”.

Quanto è stato importante aver lavorato in penitenziari di massima sicurezza?
“Le mie esperienze di massima sicurezza fanno riferimento a Poggioreale ove tra tanti incarichi ero anche responsabile del reparto di massima scurezza e a Voghera altro istituto che ho diretto in missione quando ero direttore di Treviso”.

Può raccontarci il rapporto avuto con alcuni detenuti “famosi” tra cui Cutolo e Vallanzasca con qualche aneddoto?
Ho conosciuto Cutolo quando ho diretto Belluno sempre in missione per circa 4 anni.
Un ricordo particolare è che quando mi recavo nel reparto ove era detenuto solo lui, per motivi di sicurezza, per controllarne la corretta applicazione ero sempre da lui invitato a bere il caffè che

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preparava. Parliamo di un Cutolo che non gestiva il potere come all’inizio della sua carriera criminale. Per quanto riguarda il “Bel Renè” quindi parliamo di Vallanzasca, mi ricordo che fu l’udienza più breve della mia esperienza penitenziaria”.

Perché?
“Quando venne a colloquio con me, iniziò dandomi del tu. Invitato a darmi del Lei, Vallanzasca si alzò di scatto e chiese al secondino di poter tornare alla propria cella. Durata dell’udienza cinque secondi”.

Tornando alla sua direzione a Treviso Lei, è stato particolarmente apprezzato, in particolare da molti suoi collaboratori, qual è stato il motivo?
“Non esiste un segreto per avere ascendente nei confronti dei propri collaboratori. Fondamentale è mantenere sempre ciò che si promette nel bene e nel male essere autorevoli e non autoritari e tentare di non far sentire i collaboratori numeri ma persone”.

Ogni dirigente dovrebbe improntare il proprio impegno nel rispetto di questi principi. I suoi rapporti con la città e le altre istituzioni com’è stato?
“Con l’esterno e le altre Autorità sono sempre stati improntati al rispetto reciproco. Preciso che per quanto riguarda le Autorità mi riferisco a quelle con le quali mi interfacciavo, persone stimabili e professionalmente impeccabili. Spero di aver la-sciato anche io un buon ricordo in loro.
Per quanto riguarda la Città di Treviso come naturale è stato indispensabile un periodo d’ambientamento che poi si è trasformato in una piacevole situazione sia familiare che professionale”.

Adesso che è in pensione pratica ancora docenze per gli allievi che saranno nell’amministrazione Penitenziaria?
“Sto effettuando una docenza alla scuola di polizia penitenziaria di Roma agli agenti allievi. Mi ero ripromesso di non ritornare più nel mondo penitenziario ma lo confesso non ho resistito alla tentazione di respirare anche se per poco l aria di un mondo che per 34 anni ho vissuto con intensità”

LA SUA CARRIERA

1984 C. R. Pianosa

1984 – 1087 D A P Roma

1987 – 1988 Napoli Poggioreale con missione con incarico di direttore al carcere di massima sicurezza di Trani

1988 – 2019 Treviso con incarichi di missione a Belluno per 4 anni, Pordenone per 4 anni, Voghera per 40 giorni, Bolzano per 1 anno, Rovigo per 1 anno, Trento per un anno.

Incarico di Presidente del consiglio regionale di disciplina al provveditorato delle Marche.

Componente di commissione di esami in vari concorsi.

 

di Fabio Massimo Scepi